UGOLINO UGOLINI

 

 

 

 

 

 

Il capostipite della famiglia Ugolini, è un professore di scienze naturali: Ugolino Ugolini, nato a Macerata il 22 maggio del 1856. Aveva conseguito la laurea a Padova, con una tesi sulle ossa d’alcuni crani di scimmia. Dal 1919 in poi aveva fissato la sua dimora a Brescia, trasferito, come amava raccontare, dal ministro Crispi, per le sue convinzioni positiviste. Soprattutto per il suo impegno come presidente della prima Camera del lavoro a Padova (vedi la testimonianza qui sotto). Nella città lombarda, in una casa ai piedi del colle Cidneo, era morto il 23 ottobre del 1942. Il più importante documento della sua accurata conoscenza delle piante, com’ebbe a scrivere un suo discepolo, il professor Valerio Giacobini, fu l’Erbario originalissimo, da lui raccolto e che ora si trova presso l’Istituto botanico di Padova. La leggenda vuole che a Brescia si producesse, all'inizio del Novecento, come militante socialista, tutti i primi venerdì del mese, in "prediche anticlericali" in un teatro cittadino. Una scelta che ripudiò, prima di morire, dedicandosi, invece, a profondi interessi religiosi. Anche su questo pubblichiamo i dati raccolti nella "Enciclopedia Bresciana" curata da Antonio Fappani per le edizioni "La voce del popolo".

L’esperienza socialista di Ugolino Ugolini è stata rievocata in un numero della rivista “Brescia Musica”, diretta da Renzo Baldo. Un articolo di Gianfranco Porta ha indagato, infatti, sulle tradizioni musicali del movimento operaio all’inizio del Novecento. Ad un certo punto è citata una corrispondenza apparsa sul giornale “Brescia Nuova” e proveniente da Odolo, piccolo paese della Valle Sabbia. Scriveva il cronista dell’epoca.

“I socialisti di qui, saputo che anche quest’anno il prof. Ugolini è alla Croce di Valio con la famiglia a passare l’agosto, si sono recati in buon numero con la loro fanfara a visitare il compagno di fede e a salutare la bandiera rossa che sventola sulla cascina da lui stessa abitata”. Dopo le parole di ringraziamento e di plauso pronunciate dal noto esponente socialista “le gagliarde note dell’inno dei lavoratori echeggiano ancora per quelle balze montane".

Un suo amico bresciano, il professor Ferretti Torricelli ebbe modo di ricordare Ugolino Ugolini, quando scomparve, con queste parole: <Ribolliva d’ardore nel cercare fino all’utopia, giustizia e benessere per il popolo. Per questo militò in un partito acceso e si sentì cittadino nostro, entrando nei consigli comunale e provinciale. … >. Aveva sposato, in prime nozze una giovinetta ebrea padovana, Elisa Revere, morta giovanissima, e in seconde nozze, Santina Donà di Vigonovo (Venezia). Otto i figli avuti dalle due consorti: due morti combattendo, decorati al valor militare, nella prima guerra mondiale (Bruno e Ugolino), poi Augusto (generale e medaglia d’oro nella guerra d’Africa), Giulio, Max, Davide, Elisa e Gherardo.

UGOLINO UGOLINI presidente della Camera del lavoro di Padova

Ed ecco un ricordo di Ugolino dalla pubblicazione (aprile 2006) "Le origini della Camera del Lavoro di Padova 1893-1915" di Diego Pulliero:

Il professor Ugolini, pur avendo diretto la Camera del lavoro padovana per breve tempo, è stato un personaggio che ha lasciato un segno di rilievo nella storia di questa organizzazione.
Marchigiano d'origine, nasce a Macerata nel 1856 da una famiglia di modeste condizioni, trasferendosi poi a Padova per effettuare gli studi universitari. Consegue quindi la laurea in Scienze naturali con una tesi che s'inserisce pienamente nel contesto del clima positivistico del tempo: uno studio sulle ossa di alcuni crani di scimmia. Dopo la laurea Ugolini si iscrive alla Scuola di Magistero per un anno di perfezionamento che gli consentirà di ottenere il diploma di abilitazione all'insegnamento di Scienze naturali.
La sua carriera di insegnante nella scuola pubblica inizia nell'ottobre del 1883, quando assume l'incarico di professore reggente di Storia naturale presso l'Istituto tecnico provinciale, l'attuale Istituto tecnico statale per geometri "G.B. Belzoni". Nel 1894, però, viene trasferito a Brescia per motivi politici. In questa città Ugolini si stabilisce definitivamente, spostandosi solo per brevi periodi. A Padova, al termine degli studi, si era intanto sposato con Elisa Revere, ma era poi rimasto vedovo; in seguito, lasciata la risica veneta, si risposerà con Santina Dona. Dai due matrimoni nascono otto figli. Muore a Brescia nel 1942.
Dal punto di vista scientifico Ugolini fu uno studioso attento, serio e appassionato di botanica, raggiungendo, grazie ad una vasta attività protrattasi nell'arco degli anni, una considerevole notorietà. Divenne anche autore di numerosissime pubblicazioni, assumendo diversi incarichi nell'ambito di autorevoli istituzioni scientifiche ed effettuando viaggi di ricerca, traduzioni, conferenze; a Padova, presso l'Istituto botanico, è conservato il suo erbario.
Le cronache e la documentazione dell'epoca ci rinviano l'immagine di un uomo dal carattere forte, estremamente onesto, molto legato alla famiglia, rigoroso tanto negli studi, quanto nella vita; inoltre di un insegnante avvincente e appassionato e di un politico impegnatissimo nella battaglia per la conquista dei diritti dei lavoratori.
Su quest'ultimo versante la sua convinta militanza socialista viene confermata da una continua presenza nelle organizzazioni del movimento operaio di Padova e Brescia, città nelle quali visse ed ebbe un ruolo di rilievo nella vita pubblica. Nel corso del tempo, tuttavia, si allontanò progressivamente dal socialismo, accostandosi poi alla fede cattolica con la stessa intensità che l'aveva caratterizzato in altri ambiti. Il suo allontanamento dagli iniziali ideali socialisti è anche testimoniato dal nipote, il giornalista de L'Unità Bruno Ugolini, che ne ricorda la sepoltura in camicia nera, seguendo un percorso comune a non pochi militanti delle formazioni della sinistra prefascista.

 


A Padova Ugolini è un personaggio chiave nella storia del sindacato di classe; fu lui, infatti, l'uomo della svolta nella Camera del lavoro che condusse, nel corso del 1894, dalle iniziali posizioni moderate a un'impostazione più incisiva. La novità non sfuggì allo stesso prefetto che intuì benissimo il ruolo di Ugolini nell'ambito del cambiamento in atto. Il funzionario non mancò infatti di cogliere e riconoscere gli aspetti positivi della sua personalità: l'onestà, la determinazione, la stima di cui godeva e lo stesso saldo legame con gli affetti familiari , ma proprio per questo egli lo ritenne un elemento particolarmente pericoloso. Il carisma, l'attivismo e l'irreprensibilità di Ugolini erano infatti le caratteristiche adatte per fare del professore l'elemento in grado di catalizzare le spinte più combattive presenti sia pure in modo embrionale nel movimento operaio padovano, facendole poi maturare ed evolvere verso posizioni più radicali.
L'azione del prefetto che chiese e ottenne dal Ministero dell'Interno l'allontanamento di Ugolini ebbe dunque carattere preventivo. Il fatto che la sua richiesta venisse accolta, unita alla chiusura della Camera del lavoro da lui decretata, servì a scompaginare non poco le fila del nascente sindacato padovano. Il processo, comunque, non si arrestò e di lì a pochi anni, nel 1900, la Camera del lavoro rinacque, anche se sotto la guida di Ferruccio Maran.
Nel frattempo, però, il professor Ugolini si era oramai trasferito a Brescia dove proseguì la sua intensa attività scientifica e politica. Con Padova rimarrà vivo il legame, testimoniato anche da alcuni brevi rientri. Il difficile compito di rilanciare l'organizzazione spetterà però ad altri. E' tuttavia alla breve ma intensa fase della sua presidenza che occorre ricondursi per individuare il momento in cui storicamente la Camera del lavoro uscì dai limiti imposti dall'originario moderatismo, entrando definitivamente nel solco delle lotte che il movimento operaio avrebbe intrapreso nel nuovo secolo.
 

 

LA BIOGRAFIA DALLA ENCICLOPEDIA BRESCIANA DI ANTONIO FAPPANI

(Edizioni "La Voce del Popolo")

 

UGOLINI Ugolino - (Macerata, 12 maggio 1856 - Brescia, 23 ottobre 1942). Di Gherardo e di Enrichetta Firmani. Di famiglia povera, fu avviato lo stesso agli studi classici, ma corse il rischio di non proseguirli se non fosse stato vivamente raccomandato dagli stessi suoi insegnanti al prof. G. Rossetti, illustre fisico dell'Università di Pado­va, venuto nel 1876 ad ispezionare il Liceo di Macerata insieme a G. Carducci. Potè così frequentare i quattro anni alla facoltà di Scienze Naturali della R. Università di Padova, aiutato economicamente, grazie ad una borsa di studio, anche dal prof. G. Omboni per il quale professò poi sempre profonda gratitudine ed affetto. La tesi di lau­rea ("La cassa ossea del cervello studiata analiticamente in alcuni crani di scimmia") fu pubblicata nel 1882 negli "Atti della Società Veneto-Trentina di Scienze Naturali" allora presieduta da Giovanni Canestrini. Dopo un anno di perfezionamento alla Scuola di Magistero della medesima Università, conseguì nel 1881 il diploma di abilitazione all'insegnamento delle Scienze Naturali, dando prova di conoscere tre lìngue straniere e di possedere una notevole cultura generaleIl 1 ottobre 1882 sposa in Padova una giovinetta ebrea padovana, Elisabetta Revere, dalla quale ha cinque figli: Gherardo (1885 -1960) (v.), Giulio Cesare (8 settembre 1886 - Brescia, 8 febbraio 1958), viaggiatore di commer­cio, Augusto (1887 - 1977) (v.), Ugolino (1892-1925) (v.), Bruno (1889 -1917) (v.). Trascorre un primo anno (1882 -1883) a Milano ove si dedica a lezioni private ed a riduzioni di opere scientifiche e letterarie collaborando con articoli dello stesso genere su giornali e riviste, come il "Corriere della Sera", l"'Euganeo", l' "Illustrazione Italiana", "La Natura". Entra nell'insegnamento pubblico nelT ottobre del 1883 come Professore Reggente di Storia Naturale nell'Istituto Tecnico provinciale di Padova. Fru­strate le speranze di una carriera universitaria, crescenti contrasti politici lo spingono nel 1894 a trasferirsi con la famiglia a Brescia come insegnante, come successore di Giuseppe Ragazzoni, al R. Istituto Tecnico Tartaglia dove rimane fino al 1918. Dopo un temporaneo trasferimento nel 1918 al R. Istituto Tecnico provinciale di. Bologna e, poco dopo a Padova, con l 'ottobre 1919 ritorna a Brescia come insegnante nel Liceo Scientifico e alla Scuola Pasto­ri. Come è stato rilevato: «Questi trasferimenti non hanno interesse soltanto biografico, ma sono in stretta azione con aspetti della sua opera botanica. Del resto anche brevis­simi trasferimenti per incarico o per esami a Castiglione delle Stiviere, a Desenzano, altrove, lasciarono sempre tracce nei suoi lavori e nelle sue raccolte». Morta la prima moglie, il 17 dicembre 1896 sposa a Brescia Santina Dona di Vigonovo (Venezia) dalla quale ha altri tre figli: Marx Carlo (n. a Brescia il 15 aprile 1897, geometra); Elisa (n. a Brescia il 12 giugno 1898, sposa nel 1923 a Guglielmo Marconi, emigrati a Buenos Aires), Davide Copperfield (n. a Brescia il 22 ottobre 1903), professore d'orchestra, che nel 1945 sposa in Berlino Alma Blandina, con la quale si trasferisce nel 1948 in quella città. Fu molto stimato come insegnante anche dall'Abba, ma ebbe pochi allievi, fra i quali Nino Arietti. Come ebbe a scrivere Valerio Giacomini, considerò "l'insegnamento come una missione e la impartiva con amore alla scienza e con ardore di educatore, non mancando mai di trarre dalle nozioni scientifiche significati ed applicazioni morali. Avvinceva e convinceva gli allievi accostandoli direttamente alle cose studiate sui libri, mediante esperienze, ostensione di materiali da lui stesso raccolti e con frequenti gite scientifiche, sempre instancabile ed appassionato, sempre in grado di illustrare con profonda competenza ogni aspetto naturale delle nostre contrade". Tale passione e competenza travasò in una vasta divulga­zione attraverso «numerosi articoli popolari disseminati su giornali e riviste; le frequenti conferenze scientifiche e talora anche letterarie e filosofiche; tenute a Padova, a Brescia, a Milano ed altrove, oltre ad attestare la sua notevole cultura generale e speciale, dimostrano un'alta serietà e nobiltà d'intenti. Egli, scrive il Giacomini, seppe sempre evitare ogni facilità giornalistica quando trattava, sia pur in forma popolare, di argomenti scientifici. Talora è perfino difficile distinguere alcuni di questi suoi scritti minori dalla produzione scientifica propriamente detta, perché contengono spesso dati originali, che poi non ebbe occasione di svolgere in, sede più appropriata». Incominciò ancora studente nel 1876 a collaborare a la "Vedetta!' di Macerata per passare poi nel 1882^1883 al "Corriere della Sera", "Confessioni di un Naturalista" che per lo stile immaginoso ed originale fecero pensare a lui come ad un nuovo Mantegazza. Continuò poi con resoconti di passeggiate naturalistiche dal 1896 al 1897 su "Adolescenza", dal 1895 su "La Provincia di Brescia" per collaborare nel 1926 al "Popolo di Brescia" e a "Scuola Italiana Moderna". Come ha sottolineato il Giacomini, Ugolini fu scienziato nel vero termine della parola e non soltanto «uno specializzato nel, campo botanico, ma un naturalista completo, che sapeva intrattenere sui più svariati argomenti, portando spesso il contributo di sue personali osservazioni ed esperienze. Riusciva così inse­gnante veramente ideale ed esemplare unendo al prestigio di una preparazione vasta e profonda la stessa autorità di un nome sempre più noto nel campo della scienza pura ed applicata». Come uomo di scienza lasciò lavori di scrupolosa accuratezza e precisione, per la sobrietà veramente scientifica e la documentazione bibliografica sempre completa, che il Giacomini classifica in quattro principali serie: "sistematica", "fitogeografica", "biolo­gica" e "storico umanistica". Nella serie sistematica si è distinto fra i più valenti cono­scitori della flora delle Prealpi venete (specie padovana), trentine, del Canton Ticino e delle Marche e soprattutto delle bresciane cui dedicò il nucleo dei lavori floristici, attraverso i quali si propose, come rileva il Giacomini, "di preparare una nuova Flora Bresciana che aggiornasse il vecchio Prospetto dello Zersi. A tale scopo si accinse ad una esplorazione metodica del territorio. I sette Elenchi di piante nuove o rare nel Bresciano, pubblicati tra il 1898 e il 1910, segnano con straordinaria evidenza il progresso della Sua maturità sistematica: da semplici elenchi di piante e di località, divennero gradatamente sempre più ricchi di osservazioni morfologiche, sistematiche, biolo­giche e fitogeografiche". Dedicò particolare, attenzione alle piante avventizie e arboricole, con ricerche le più particolareggiate alla Poa silvicola Guss (1919 e 1929), alla Campanula elatinoides Moretti e alla Hemerocallis flava L. Sostenne il yicarismo della Campanula pyrami-dalis L. con VAdenophora liliifolia Bess (1928), segnalò l'apparizione della bella Campanula pyramidalis su un masso del Sabotino al Vittoriale degli italiani (1926). Sono ricordate inoltre le sue osservazioni sul Nasturtium austriacum (1922). Nella serie fitogeografica dedicò importanti lavori alla vegetazione della Valtrompia (1896) e della Valsabbia (1901) segnalandosi, come sottolinea il Giacomini, come "osservatore acuto ed intelligente interprete degli aspetti essenziali di un paesaggio botanico". Lo stesso Giacomini rileva ancora più originali ed importanti le due note preliminari sulla vegetazione degli anfiteatri morenici (1899 -1900) che diedero "un impulso notevole ad analoghi studi geobotanici sulle relazioni tra terreni e vegetazione". La serie biologica tesa a studiare le piante non soltanto per scopo sistematico o flogistico, ma soprattutto come orga­nismi viventi, venne dall'Ugolini considerata "l'espres­sione più elevata e completa della sua opera naturalistica". Al Bresciano dedicò il nucleo dei suoi lavori floristici puntando l'attenzione sui fenomeni periodici della ve­getazione nel corso dell'anno con particolare riguardo al risveglio autunnale (fioriture "secondarie" autunnali), alle forme di stagione ("dimorfismo stagionale"), ai relitti di stagione (1903 e 1904), alla "vita iemale delle piante" (1906), studiando l'accrescimento giornaliero invernale di un certo numero di piante e mettendo in evidenza il diverso comportamento di vari tipi di vegetazione durante l'inverno. Il Giacomini tuttavia considera "ben poca cosa (i lavori biologici) in confronto alla mole dei dati e dei materiali raccolti in quaranta anni di osservazioni sulla flora bresciana, attraverso il piccolo orto botanico speri­mentale che egli realizzò nel suo giardino sulla salita di S. Desiderio e il suo ricco e originale Erbario che passò quasi integralmente all'Istituto botanico di Padova al quale cedette anche l'Erbario di guerra del figlio Bruno. L'ultima produzione scientifica dell'Ugolini venne dedi­cata ad una serie di studi storico umanistici su antichi er­bari da lui rintracciati e ad una presunta cattedra pliniana in Brescia agli inizi del '500. Infine completando l'opera del Venturi ("I miceti dell'Agro bresciano") compilò un elenco di 28 specie di funghi mangerecci, ripartite in sette famiglie. Notevole anche il suo impegno in campo sociale e poli­tico fin dagli anni giovanili. Giunto nel 1894 a Brescia, si dedica subito alla promozione di una scuola serale, di una biblioteca circolante, di corsi di conferenze nel­l'ambito dei partiti di sinistra e della Camera del Lavoro. Milita nel Partito Socialista e dal 1902 al 1910 entra nel Consiglio del Comune di Brescia battendosi per la costruzione di case popolari e si impegna decisamente contro l'introduzione del catechismo nelle scuole; nel 1903 sostiene con Giorgio Montini una vivace polemica sulla municipalizzazione dei servizi pubblici. È attivo anche nel Consiglio Provinciale e inoltre è diligente com­missario del Pio Luogo Zitelle. Il 13 luglio 1912 aderisce alla sezione bresciana del Partito socialista riformista e collabora a "La Provincia di Brescia". Positivista e anticlericale, rifiutato il soprannaturale, si attaccò alla "religione della natura" indicando in essa una "divinità tangibile" e come "fonte reale" dalla quale trarre "ogni sorta di benefizi" e dalla quale "temere i più grandi, mali” tenendo come la religione della natura "la più ragionevole". Vera ammirazione ebbe però sempre per Gesù Cristo così da tenere per anni, durante la setti­mana santa, dei "quaresimali" o "conferenze pasquali" nei quali esaltava il "mito" di Cristo povero per i poveri, invitando i compagni a "posare in grembo a Gesù la nostra testa di socialisti". I quaresimali suscitarono per anni, almeno fino alla prima guerra mondiale, veri scontri anche fisici (come avvenne il 2 aprile 1904) con giovani cattolici e clamorosi contraddittori con Guido Zadei e altri. Temuto dai cattolici che lo chiamavano "el diaol sòp", per la sua andatura claudicante e per la barbetta, la sua conversione, alla quale contribuì la stima e la conoscenza con mons. Angelo Zammarchi (nel quale scorse, come ebbe a scrivere il figlio Gherardo "il modello esemplare della sua stessa vita, insieme con il valore dello scienziato e dell'intemerata coscienza del credente, che erano in lui"), e la pubblica professione di fede non potè non suscitare vivo clamore. Le dure prove subite nella I guerra mondiale con il sacrificio del figlio Bruno (v.), e, nel 1925, la morte del figlio Ugolino (v.) per i postumi della guerra, lo allontanarono sempre più dal socialismo per portarlo su posizioni nazionaliste e  addirittura così decisamente fasciste da chiedere di essere sepolto con la camicia nera. Lasciata nel novembre 1926 la scuola, dopo 40 anni di insegnamento, con i saluti più cordiali del prof. Vincenzo Lonati e dell' on. Alfredo Giarratana, continuò nella ricer­ca scientifica e nell'attività di divulgatore, partecipando a congressi importanti come quelli di Milano e di Trento: Partecipò attivamente al Gruppo Ragazzoni e ad altre associazioni. Né gli mancarono riconoscimenti. Socio aggregato dell'Ateneo di Brescia fin dal 1900 ed effettivo il 17 febbraio 1907 fu iscritto all'Accademia dei Lincei e ad altre accademie scientifiche quali la Società Botanica Italiana efu vice presidente della Sezione Lombarda della medesima; fu anche socio corrispondente dell'Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere di Verona (dal 1924). I lavori citati nella bibliografia per gli anni 1904,1905, 1906, furono presentati dall'Ugolini alla R. Accademia dei Lincei e gli valsero l'assegnazione di uno dei cinque primi premi del Ministero della Pubblica Istruzione per le Scienze Naturali nel 1906.

Pubblicazioni. Nota sull'accartocciamento delle foglie secche, «Boll. Soc. Ven. Tren. Se. Nat.», Padova, 1881 (estr. p. 1-20). La costruzione e lo studio dei poligoni cranici, «Boll. Soc. Ven. Trent. Se. Nat.», Padova, 1881 (estr. p. 1-12). Nota di anomalie nel cranio deimammi­feri, «Boll. Soc. Ven. Trent. Se. Nat.», Padova, 1881 (estr. p. 1-9). La cassa ossea del cervello studiata analitica­mente in alcuni crani di scimmia, «Atti Soc. Ven. Trent. Se. Nat», Padova, 1882 (estr. p. 1-131 con fig. e carte). La vegetazione del Globo, Cap. I del voi. II dell'opera «La Terra» di G. Marinelli, Milano, Vallardi edit., 1885, p. 1-45 con fig. e carte. Morfologia vegetale, descrizione popolare della forma e struttura delle piante, Milano, Vallardi-edit., 1892, p. 1-305, fig. 345. Ree. in F. A. Flueckiger in «Chemische Zeitung», 17 mai 1893. Un altro nemico della Vite (Antispila Rivillei Staint), Rivista «Il Raccoglitore», Padova, 1893 (estr. p. 1-7). Sulla Flora della Valtrompia: note di Geografia Botanica, Comment. dell'Ateneo di Brescia pel 1896. Brescia, 1896 (estr. p. 1-21). Riass. in «Annuario Scient.-Industr. pel 1896», Milano, 1897. Passeggiate naturalistiche, «L'Adolescenza», n, n. 50 (12 die. 1897), Milano, Val-lardi edit., 1897. Contributo allo studio della Flora Bresciana, programma di studi, elenco di piante del Bresciano aggiunte al Prospetto Zersi e quadri statistico-tassonomici della flora bresciana, Comment. dell'Ateneo di Brescia pel 1897, Brescia, 1898 (estr. p. 1-62). (Anche col titolo: Contributo allo studio della flora bresciana compreso Primo Elenco di piante nuove o rare pel Bre­sciano). Ree. di G. Crugnola in «N. Giorn. Bot. Ital.», 2 apr. 1901. Nota di specie e varietà nuovej>el Veneto e segnatamente pel Padovano, «Malpighia», XI, 1897, p. 554-560, Genova, 1898. Secondo Elenco di piante nuove o rare pel Bresciano, Comment. Ateneo di Brescia pel 1899, Brescia, 1899 (estr. p. 1-5). Ree. di G. Crugnola in «N. Giorn. Bot. Ital.», 2 apr. 1901. Nota preliminare sulla flora degli anfiteatri morenici del Bresciano con speciale riguardo al problema delle glaciazioni, Com­ment. dell'Ateneo di Brescia pel 1899, Brescia, 1899 (estr. p. 1-16). Riass. in «Annuario Scient-Industr. pel 1899», Milano, 1900. Ree. di E. De Toni in «Riv. Ateneo Veneto», II, 1899; di C. Errerà in «Riv. Geogr.. Ital.», 1900; in «Riv. Ital. Se. Nat., gen.-feb. 1900. Terzo Elen­co di piante nuove o rare pel Bresciano, Comment. dell'Ateneo di Brescia pel 1900, Brescia, 1901 (estr. p. 1-8). Ree. di G. Crugnola in «N. Giorn. Bot. Ital. », 2 apr. 1901. Esplorazioni botaniche in Valsabbia, Comment. dell'Ateneo di Brescia pel 1901, Brescia, 1901 (estr. p. 1-59). Ree. di E. De Toni in «Riv. Ateneo Veneto», 1902; di V. Alpe in «L'Agricoltura Moderna», Milano, 9 mar. 1902. Appendice alla flora degli anfiteatri morenici, Comment. dell'Ateneo diBrescia pel 1901, Brescia, 1901 (estr. p. 1-7). Ree. di G. Crugnola in «N. Giorn. Bot. Ital.», 2 apr. 1901. Quarto Elenco di piante nuove o rare pel Bresciano, «Comment. dell'Ateneo di Brescia pel 1902», Brescia, 1902 (estr. p. 1-15). Ree. di E. De Toni in «Riv. Ateneo Veneto», 1902. La galenica dell'Olmo, «L'Italia Agricola», Piacenza, 15 apr. 1902. Osservazio­ni su gelsi colpiti dalla gelata, 19-20 apr. 1903, «Gior­nale delle Istituzioni Agrarie Bresciane», n. 12-13 (1903), Brescia, 1903 (estr. p. 1-12). Elenco descrittivo dei Fun­ghi mangerecci della Provincia di Brescia, Ibid., n. 16-17 (1903), Brescia, 1903 (estr. p. 1-11). Nota botanico-agraria sulle forme di stagione delle piante, Ibid., n. 24 (1903), Brescia, 1903 (estr. p. 1-7). Riass. in «Annuario Scient.-lndustr. pel 1903», Milano, 1904 (p. 225). Ifeno­meni periodici delle.pìante bresciane (Risveglio autun­nale della vegetazione e relitti di stagione. Forme di stagione), «Comment. dell'Ateneo di Brescia pel 1903», Brescia, 1904 (estr. p. 1-21). Nota preliminare sui feno­meni della fioritura nelle piante bresciane, «Comment. dell'Ateneo di Brescia.pel 1904», Brescia, 1905 (estr. p. 1-13). Quinto Elenco dipiante nuove o rare pel Brescia­no, con osservazioni morfologico-sistematiche e biolo­giche su alcune specie, «Comment. dell'Ateneo di Bre­scia pel 1904», Brescia, 1905 (estr. p. 1-28). Saggio di studi sulla vita iemale delle piante, «Comment. dell'Ate­neo di Brescia pel 1905», Brescia, 1906 (estr. p. 1-51). Riass. in «Annuario Scient-Industr. pel 1906», Milano, 1907            (p. 307). Curiosità della flora bresciana: la margheritana grande (Chrysanthemum amplifolium Fiori),«Illustrazione Bresciana», V, n. 72, p. 7-8 (16 ag. 1906),Brescia, 1906. Contributo, alla flora arboricola della Lombardia e del Veneto: cenni preliminari ed elenco delle specie arboricole, «Comment. dell'Ateneo di Brescia pel 1905», Brescia, 1906 (estr. p. 1-19). Ree. di A.Béguinot in «Bull. Soc. Bot. Ital.», 1906, p. 131. Secon­do contributo alla fionda arboricola della Lombardia edel Veneto. (Nuovo elenco di ospiti e di arboricole),«Commenti dell'Ateneo di Brescia pel 1907», Brescia, 1908      (estr. p. 1-8). Sesto Elenco di piante nuove o rare pel Bresciano, con copiose note illustrative morfologico-sistematiche, fitogeografiche e biologiche, «Comment.dell'Ateneo di Brescia pel 1907», Brescia, 1908 (estr. p.1-42). Riass. in «Annuario Scient-Industr. pel 1908»,Milano, 1909. Sugli organi rudimentali: osservazioni critiche ad una comunicazione dip. A. Gemelli all'Ateneo di Brescia, «Comment dell'Ateneo di Brescia pel 1908», Brescia, 1908 (estr. p. 1-2). La Kochia trichophylla in­selvatichita nel Bresciano, «Bull. dell'Ateneo Soc. Bot Ital.», 1909 (Proc. verb. p. 191), Firenze, 1909. Settimo elenco di piante nuove o rare pel Bresciano con copiose note illustrative morfologico-sistematiche, fitogeografi­che e biologiche. Parte I: dalle Ranuncolacee alle Om­brellifere p.p. «Comment dell'Ateneo di Brescia pel1909-1910», Brescia, 1910(estr.p. 1-16). Nota botanico-geologica sui rapporti fra la vegetazione ed il suolo,
«Comment. dell'Ateneo di Brescia pel 1912», Brescia,1912 (estr. p. 1-21). Riass. in «Annuario Scient.-lndustr.Pel 1912», Milano, 1913 (p. 259). Sulla Campanulaelatines L. e C. elatinoides Moretti nelle Alpi centrali:nota preventiva, «Boll. Soc. Bot. Ital.», Adun. Genova
19 ottobre 1912, p. 825-6, Firenze, 1912. La vegetazione di un lembo morenico in rapporto colla natura del suolo:nota botanico-agraria, Consorzio Antifillosserico Bre­sciano «Il territorio dei comuni di Portese e S. Felice diScovolo ecc.», Brescia, Lenghi ed., 1912 (estr. p. 1-7).Varietà e forme nuove di piante e cause probabili della loro origine (transunto), «Atti Soc. Ital. per il Progr. delle Scienze», VI Riun. (1912), p. 826, Roma, 1913. Sulla flora della pianura bresciana, «Atti. Soc. Ital. Progr. Scienze», Riun. VI (1912), p. 827, Roma, 1913. Forme cavernicole di Scolopendrium vulgare Sm. e loro rapporti con S. hemionitis Sw: nota preventiva, «Boll. Soc. Bot. Ital.», 1913 (Proc. verb. p. 117), Firenze, 1913. Curiosità della flora bresciana.,Noie, sulla Fenologia dell'Ippocastano. Divergenze individuali nelle fasi della vita, «Brixia», 25 aprile 1915, n.38. Brescia 1915. La guerrafra le piante, «Brixia», 25-VH-1915, 8-VHI-1915, 15-VHI-1915, Brescia, 1915. Una novità zoologica del Bresciano. «Brixia», 28 marzo 1915. Avventizie esotiche della flora bresciana, « Bull. Soc. Bot. Ital. », 13 gen. '1917 (Proc. verb. p. 2), Firenze, 1917. La Poa silvicola Guss. nel Veneto e nella Lombardia ed i suoi rigonfia­menti basali, «Acc. Scienze Lett. ed Arti di Padova» XXXV, p. 311 (1919), Padova, 1919. Ree. di A.. Fiori «Bull. Soc. Bot. Ital.», 1920, p. 10. Due casi nuovi di felci in pianura, «Bull. Soc. Bot. Ital. », 13 die. 1919, p. 64, Firenze, 1919. Contributo alla flora delTìrolo Cisal­pino (ValPusteria edAmpezzano), «N. Giorn.
Bot. Ital.», n. s., XXVH, 2-4 (1920), p. 251-261, Firenze, 1920. Ree. in R. Wettstein «Oest. Bot. Zeit», Wien LXX Jg. 1921. Le felci in pianura, «Atti Soc. Ital. per il Progr. delle Scienze», XI Riun. (1921), p. 648, Roma, 1921. Le pian­te avventizie della flora bresciana. (Censimento e dati sulla provenienza, introduzione, diffusione e biologia delle varie specie; Parte I: Cenni introduttivi Gimno-sperme e MonocotiledoniAvventizie esotiche), «Com-ment. dell'Ateneo di Brescia pel 1920»,. Brescia, 1921 (estr. p. 1-51). Ree. di A. Béguinot in «Relaz. Annuale Istit. Bot. di Padova», 1921. Un episodio della flora di guerra (Saggio sul Nasturtium austriacum in Italia), «La Provincia» di Brescia, 12-VH-1922 (estr. p. 1), Brescia, 1922. Addenda et emendando adfloram italicam, «Bull. Soc. Bot. Ital.», ott. 1921-apr. 1922, Firenze, 1922 (estr. p. 1-3). Su quattro avventìzie della flora italiana: Lepi-dium virginicum, Lepidium densìflorum, Matricaria di-scoidea, Artemisia Verlotorum, «Bull. Soc. Bot: Ital.», n. 1-2, gen.-feb. 1923, Firenze, 1923. Di una pretesa catte­dra Pliniana a Brescia nei primi anni del secolo XVI. (Contributo ai rapporti tra l'Umanesimo e la Scienza), «Comment. dell'Ateneo di Brescia pel 1922», p. 167-244, Brescia, 1923. Il Botanico ab. Porta, «La Provincia» di Brescia, 26-VI-23, Brescia, 1923. Il Botanico G. B. De Toni, «La Provincia» di Brescia, 3-DC-24, Brescia, 1924. Piante non comuni raccolte a Sirmione, «Annuario del R. Liceo Scientifico "A. Calini" di Brescia», anno 1923-24, 1924-25,_Btescia, 1925; e in «La Provincia» di Brescia, 3-V-1924, Brescia, 1925 (estr. p. 1-3). Un gran­de cimelio botanico bolognese: l'Hortus siccus Florae Italicae di Antonio Bertoloni, «Atti Soc. Ital. per il Progr. delle Scienze», XV Riun. (1926), p. 733, Roma, 1926. La pianta miracolosa del masso del Sabotino al Vittoria-le di Gabriele d'Annunzio, «Il Popolo di Brescia», 25-VIII-26, Brescia, 1926 (estr, p. 1-6). Un erbario brescia­no del 1623. 1: Storia e descrizione dell'Erbario. L'Autore e la data. L'estensore dei Semplici Giovanni Prèvot. Significati ed importanza dell'Erbario, «Com­ment. dell'Ateneo di Brescia pel 1926 », Brescia, 1927 (estr. p. 1-23). Un Erbario bresciano del 1623: II: Com­posizione e disposizione del materiale dell'Erbario. Schema dell'elenco delle specie e citazioni abbreviate. Elenco ragionato delle piante dell'Erbario Richiedei, «Comment. dell'Ateneo di Brescia pel 1927», Brescia, 1928 e 1934 (estr. p. 1-13). Indicazioni erronee o dubbie della Campanula pyramidalis L. per il Bresciano, la Valtellina, il Trevigiano e la Savoia, e suo vicarismo con l'Adenophora liliifolia Bess. «N. Giorn. Bot. Ital.», n. s., XXXTV, p. 1224-1245, Firenze, 1928. La Poa silvicola Guss. in Svizzera e in Francia, «N. Giorn. Bot. Ital.», n. s., XXXVI (1929), p. 392, Firenze, 1929. L'Erbario di guerra di mio figlio capitano Dott. Bruno, caduto per la Patria, «N. Giorn. Bot. Ital.», n. s., XXXVII (1930), p. 684, Firenze, 1930. Note illustrative su alcune piante raccolte in Canton Ticino e in Val Poschiavo, «Boll. Soc Ticinese Se. Nat», XXHI (1928), p. 82 e XXTV (1929)] p. 33, Lugano, 1930 (estr. p. 1-31). Fionda del Monte Baldo in un Erbario veronese del 1675, «N. Giom. Bot Ital.», n. s., XXXVH (1930), 686, Firenze, 1930. Un Er­bario composto nel 1623 con piante dell'Orto dei Sem­plici di Padova, «N. Giorn. Bot. Ital.», n. s., XXXVn (1930), p. 685, Firenze, 1930. Contributo alla flora lito­ranea e collinare delle Marche (Pesaro e Gabicce) e delle Romagne (Cattolica), «N. Giorn. Bot. Ital.», n. s., XXXVTfl (1931), p. 563, Firenze, 1931. La flora della guerra, «N. Giorn. Bot. It», n. s., 1931, p. 561, Firenze, 1931. Paesi dei nuovi confini e il loro apporto alla flora italiana con particolare riferimento a quellafriulana, «N. Giorn. Bot. Ital.», n. s?, XXXVIII (1931), p. 562, Firenze, 1931. Imiei qiXarant'anni di osservazioni ed esperienze sulle forme e sulla vita delle piante. Nuovo contributo alle piante avventizie della flora italiana. (Due note riassun­tive), «N. Giorn. Bot. Ital.», n. s., XXXIX (1932), p. 702-705, Firenze, 1933. Un Erbario bresciano del 1623. Ili: Elenco nominativo delle piante dell'Erbario, «Com­ment. dell'Ateneo di Brescia ». Brescia, 1934 (estr. p. 1-9). Una stazione lombarda dell'Hemerocallis flava L. e presentazione di altre piante del Bresciano, «N. Giorn. Bot. Ital.», n. s. (1937), p. 621. Firenze, 1937. Oltre a questi lavori di carattere più schiettamente scien­tifico, il Giacomini ricorda pubblicazioni divulgative o di recensione: a) Rassegne di Storia Naturale: nell'Annuario Scientifico-industriale dei Fratelli Treves, Milano, dal­l'anno 1895 in poi; b) Conferenze e Discorsi: pubblicati su «Cronache del Rinascimento etico-sociale», Venezia, 1898, su «La Provincia di Brescia», dal 1899 in poi, su «Il Gazzettino» (1894 e 1900), su «Il cittadino» (1909), su «L'Euganeo» (1886), su «É Popolo di Brescia», ecc.; e) Relazioni di escursioni scolastiche: su «L'Euganeo» (1885-1886), su «Il Veneto» ( 1893), e per ciò che riguarda la provincia di Brescia specialmente sul quotidiano «La Provincia di Brescia» degli anni 1895,1896,1899,1901, 1908,1909,1911,1912, ecc; d) Scritti scientifici di divul­gazione: su «La Vedetta» di Macerata (1876 e 1880), su «L'Euganeo» di Padova (1878 fino al 1887), sul «Corriere della Sera» (1882-1886), su «La Provincia di Brescia» (1895 e segg.), sull' «Illustrazione Italiana» (1882-1883), su «La Natura» (1883), su «Natura ed Arti» (1894-1897), su «Adolescenza» (1895-1897), su «Illustrazione Bre­sciana» (1906), su «Brixia», su «Il Popolo di Brescia», su «Scuola Italiana Moderna», ecc.; e riduzioni di opere scientifiche e traduzioni varie, nonché pubblicazioni di carattere economico-amministrativo.

Sugli studi, le ricerche, le opere dello scienziato ha curato una tesi universitaria Caterina Ricci. Cliccando qui sotto potrete leggere l'interessante studio.

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